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Immagine del redattorePaola Dei Medici

Quel bisogno di piacere sempre agli altri


Dire Sì anche quando si vorrebbe dire No. Far scegliere agli altri. Tenere per sé il proprio punto di vista per timore che non corrisponda a quello dell’altro. Cercare costantemente l’approvazione o il riconoscimento degli altri. Sorridere invece di arrabbiarsi. Aver paura di rimanere soli. Farsi calpestare.

Sono i comportamenti di una persona che sente il bisogno di piacere sempre, a tutti i costi, agli altri. Di chi, per fare tutto ciò, perde di vista se stessa, ciò che vuole davvero e quel che è meglio per sé.

Ma quale è la motivazione che sottende il bisogno vitale di piacere agli altri. Cosa si rischia se non piaci o non piaci abbastanza agli altri? Di cosa hai realmente paura?

Probabilmente siamo cresciuti credendo che per essere al sicuro, sentirci protetti e amati, fosse necessario compiacere l’ambiente in cui vivevamo rinunciando a definire noi stessi, i nostri desideri, le nostre emozioni.

In sostanza, è come se il messaggio recepito fosse stato: “Vai bene solo se fai (senti, pensi, scegli…) quello che dicono gli altri o che gli altri si aspettano da Te (mamma, papà, le maestre, gli amici, il tuo partner…)”, il che significa, indirettamente, che definirsi e asserirsi comportano il grande rischio, di essere non solo una persona indegna di valore, ma anche di amore. E di rimanere solo con tutto questo.

La fregatura è che nonostante si faccia tutto secondo le regole, riuscendo a compiacere e piacere a una buona parte di persone della nostra vita, continuamente mettiamo in dubbio il nostro valore e temendo di rimanere soli. Insomma, rinunciamo a molto (a volte a tutto quel che siamo) per risultati deboli o comunque insoddisfacenti.

La paura di essere abbandonati, di sentirsi soli, il timore di essere criticati dalle persone importanti o peggio ancora di perdere il loro amore e la relazione con loro ci porta in qualche modo ad allontanarci da noi stessi . Come se ci fossimo convinti, che per essere amati ed accettati dovremmo essere diversi ("Ti voglio bene se sei come ti voglio io").

Per mantenere l’amore delle persone importanti interiorizziamo spesso norme che possono essere contrarie ai nostri desideri ed esperienze più profonde. Nasce così una frattura fra quello che ci sforziamo di raggiungere consciamente ed il vero sè: ci alieniamo dal nostro nucleo più profondo.

In terapia, garantire alla persona un ambiente fondato su una accettazione positiva incondizionata è la base del lavoro, significa permettere alla persona di sentirsi amato esattamente così come è. La considerazione positiva si riferisce ad un atteggiamento affettivo del terapeuta nei confronti della persona: il modo in cui la valorizza, l'accoglie, crede nelle sue potenzialità. L’ incondizionalità si riferisce alla costanza con cui si accetta la persona, alla misura in cui la si valuta senza ‘se’. Significa poter comunicare all'altro: "Vai bene così come sei".

Nella psicoterapia l’accettazione incondizionata è data dall’atteggiamento del terapeuta che non fluttua nè in funzione dello stato emotivo e del comportamento del cliente, nè dell’atteggiamento di quest’ultimo nei suoi confronti, nè tantomeno di quanto altre persone pensano del cliente stesso.

Non vengono poste condizioni per l’accettazione. Il terapeuta sente di accettare con calore ogni aspetto dell’esperienza del cliente, ogni suo sentimento, anche quelli negativi. Ciò non significa coinvolgimento affettivo, né deferenza, né dedizione. Significa invece fare il tifo per quella persona, credere che solo lei conosce veramente ciò che è meglio per sé.

Come sostiene Rogers:

Solo quando mi accetto come sono, posso cambiare […] Noi non possiamo cambiare, non possiamo allontanarci da ciò che siamo, finché non accettiamo fino in fondo ciò che siamo. Allora sembra che il cambiamento avvenga quasi inavvertitamente. […] Più mi sforzo di essere semplicemente me stesso in tutta la complessità della vita, e mi sforzo di capire e di accettare quanto c’è veramente in me e negli altri, più ho la possibilità di provocare un cambiamento maggiore.”

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