top of page
Cerca
Immagine del redattorePaola Dei Medici

L'ansia e la paura del bruco di diventare farfalla


Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.

(Lao tse)

L’ansia è una delle nostre emozioni di base, spesso un’emozione scomoda eppure così necessaria.

Il suo ruolo è principalmente quello di funzionare come attivatore di fronte alle situazioni nuove o come rilevatore di pericolosità.

Il problema è che possiamo continuare a sentirci minacciati anche in assenza di pericolo reale inducendo così il nostro organismo a continuare a produrre adrenalina.

Una prolungata esposizione a quantità elevate di adrenalina produce effetti stabili sul nostro umore e anche sul nostro modo di rispondere agli eventi. Se dovessimo esemplificare con una frase, potremmo dire che l’adrenalina e l’ansia ad esso associata, rischiano di farci combattere un uccellino con un cannone.

L'ansia e il cambiamento

Dal punto di vista emotivo e di regolazione delle emozioni l’ansia funziona come un rilevatore di novità – positive o negative – e ci prepara a dare nuove risposte. Questo non sempre è accolto con soddisfazione. A volte temiamo le novità oppure abbiamo aspettative negative su quello che può arrivare e quindi tendiamo ad identificare la presenza dell’ansia non tanto con l’arrivo di una novità ma con l’arrivo di un problema. Le novità, infatti, possono essere osservate con sospetto se attivano dei dubbi sulla nostra capacità di fronteggiarle.

L'ansia significa, semplicemente, che qualcosa sta cambiando.

Segnala il cambiamento e la nostra paura del cambiamento. Tanto più entriamo in conflitto con questo cambiamento opponendoci, tanto più la nostra ansia cresce. Oppure, tanto più siamo abituati ad evitare l’introspezione e la riflessione, tanto più entriamo in una spirale difensiva che alimenta l’ansia. La riflessione e l’introspezione, infatti, che sono gli strumenti naturali che servono per permetterci di comprendere noi stessi e il mondo, vengono ridotti quando proviamo ansia.

Quando siamo ansiosi, sentiamo qualcosa,ma ne abbiamo paura. Mettiamo in moto, così, un meccanismo che non fa altro che aumentare la spirale ansiosa.

Un cuore polveroso

Tutti noi, nel corso del nostro sviluppo, tendiamo a formarci una immagine di noi stessi. Spesso un’immagine è qualcosa verso cui tendere più che una vera e propria realtà. Aspiriamo ad essere in un certo modo e questa aspirazione organizza la nostra intenzione e i nostri sforzi.

Solo che, com’è normale, ogni tanto emergono situazioni che ci fanno accorgere che non siamo esattamente come vorremmo essere. Se guardiamo a questi aspetti con compassione e accoglienza ci offriamo tutto ciò che ci serve per crescere. In molti casi, però, proviamo una reazione avversativa di rabbia o paura verso queste parti. E le nascondiamo sotto il tappeto.

Dimentichiamo che il percorso della farfalla, per arrivare alla bellezza, attraversa momenti e fasi che non sono così graziose. La larva della farfalla, il bruco, ha un aspetto che non ha nulla a che vedere con quello dell’insetto adulto. Una serie di trasformazioni accompagnano il bruco nel percorso che lo condurrà verso una trasformazione radicale, la metamorfosi. Allo stesso modo, anche i nostri aspetti difficili avrebbero bisogno dello stesso percorso di metamorfosi che richiede tempo, pazienza e sospensione dal giudizio.

Se nascondiamo la polvere sotto il tappeto alla fine non abbiamo né più ordine né più pulizia, ma solo un cuore polveroso e arido e la paura che anche un soffio di vento sia sufficiente a lasciar uscire tutto quello che abbiamo nascosto, Ecco perché andiamo in ansia.

Il lavoro psicoterapico ha in questo caso una funzione essenziale: ci permette di aprirci alla consapevolezza di ciò che è presente dentro di noi, di aprirci al sentire, di accettare la polvere nascosta ed accoglierla senza giudizio.

Questo non è chiaramente un processo istantaneo, così come non lo è la trasformazione da bruco a farfalla. Eppure, quando siamo ansiosi la cosa più importante è trovare subito delle soluzioni. Quando siamo ansiosi non abbiamo tempo di comprendere il significato di ciò che ci accade e andiamo a “pescarlo” tra i nostri schemi abituali di risposta.

In questo modo, però, ci muoviamo in un labirinto dal quale non riusciamo più ad uscire.

Per farlo dovremmo fermarci. Concederci tempo, il nostro tempo, Il tempo della cura di sé.

Questo tempo non è azione: è forse esitazione, raccoglimento, riflessione, e, soprattutto, accettazione.

In fondo, solo quando mi accetto come sono, posso cambiare.

Bibliografia

Cinotti N. (2014), L'ansia e il percorso della farfalla.

Rogers C.R. (1961), On becoming a person. A therapist's view of psychotherapy, trad. it. La terapia centrata sul cliente.


197 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page