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Immagine del redattorePaola Dei Medici

Vorrei averlo fatto


Bronnie Ware è un'infermiera australiana che ha lavorato per molti anni nell'ambito delle cure palliative e dell'assistenza ai malati terminali. Nel periodo che trascorse occupandosi dei bisogni dei malati, ha ascoltato migliaia di persone che, raccontandole la storia della loro vita, quasi sempre finivano col dire "Vorrei averlo fatto...". Da questa esperienza è nato un libro intitolato: Vorrei averlo fatto, i cinque rimpianti più grandi" che racchiude i rimpianti più comuni che le avevano confidato le persone che si avvicinavano alla morte.

Il rimpianto più comune riportato da Bronnie è: Mi è mancato il coraggio di vivere la mia vita senza preoccuparmi di quello che gli altri si aspettavano da me. suona come una confessione, un invito a guardare a se stessi e agli altri con uno sguardo più attento, più profondo, più responsabile. Spesso, non viviamo la vita che potremmo vivere perchè siamo ostacolati, condizionati e immobilizzati da ciò che le persone che ci circondano potrebbero dire, pensare, immaginare, giudicare; dimenticandoci, a volte, che ciò che sentiamo, immaginiamo, desideriamo è la nostra parte più autentica.

Siamo profondamente convinti che “deludere le aspettative degli altri” ci impedisca di “essere amati” e così rinunciamo a vivere la nostra vita, con pienezza, con intensità e gioia.


Nell’esperienza di Bronnie il secondo rimpianto, prettamente maschile, è: “Vorrei aver lavorato di meno",come se soltanto sul punto di morte, gli uomini potessero rendersi conto del valore del tempo.

“Questo è venuto fuori da ogni paziente di sesso maschile che ho assistito. Si sono persi l’infanzia dei loro figli e la compagnia dei propri partner. (…) Tutti gli uomini che ho curato hanno rimpianto profondamente l’aver trascorso così tanto della loro esistenza a dedicarsi sfrenatamente al lavoro ”.

“Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti” è, invece, il terzo tema comune per chi giunge al termine della vita.

“Avevo troppa paura di mostrare i miei sentimenti. Così non ho fatto altro che lavorare mettendo una distanza tra la mia famiglia e me. Non meritavano di restare tanto soli. Adesso vorrei che sapessero chi sono veramente.”

Innalziamo barriere per difenderci dal dolore di un rifiuto, costruiamo muri per paura, dietro i quali, però, ci sentiamo soli. Eppure, come dice Bronnie, alla fine dei giorni, il più grande pentimento sarà quello di non aver aperto il proprio cuore.

"Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici" è il quarto dispiacere terminale. Le persone, soltanto negli ultimi giorni della loro vita si accorgono di essere rimaste intrappolate nelle loro vite e di aver trascurato le relazioni fondamentali.

Il quinto rimpianto confessato a Bronnie è quello di non aver lasciato la porta aperta alla felicità nella vita. Questo rimpianto sembra racchiudere in sé tutti i precedenti.

E' il rimpianto della felicità e di come ci siamo adoperati per costruirla. E' il rimpianto del coraggio di scegliere la felicità.

"La maggior parte delle persone non ha capito, se non a pochi giorni dalla fine, che la felicità è una scelta”, racconta Bronnie. Emerge la constatazione che spesso è più facile restare incastrati in vecchi schemi e abitudini, cercando il conforto di esperienze conosciute, piuttosto che lasciar fluire le emozioni liberamente.

Un pomeriggio mi stava guardando dalla sedia a rotelle lì vicino, mentre ripiegavo alcune lenzuola, quando mi ingiunse di smettere di canticchiare.

“Non sopporto che tu sia sempre felice e che canti continuamente” dichiarò tristemente. Finii quello che stavo facendo, chiusi l’armadio delle lenzuola, mi voltai e la osservai divertita. “

Bè, è così. Canticchi sempre e sei felice. Vorrei che a volte fossi triste anche tu.” Era tipico di Rosemary pensarla così e non ne fui affatto sorpresa. Non ero sempre felice, ma quando lo ero se ne lamentava. “Perché sei felice?” mi chiese un mattino, qualche tempo dopo.

“Voglio dire, non solo oggi, ma in generale. Perché sei felice?”

“Perché la felicità è una scelta, e cerco di farla tutti i giorni. Ci sono momenti in cui non riesco. Proprio come te, anche io ho avuto una vita difficile, in modi diversi, ma comunque difficile. Però, invece di rimuginare su cosa è andato storto e su quanta fatica ho fatto, cerco il più possibile di trovare la gioia in ogni giornata e di apprezzare il presente” dissi sinceramente. […]

Più tardi, quel giorno, Rosemary mi confessò che voleva essere felice ma non sapeva come fare. “Credo di non aver mai pensato di meritarmi la felicità, sai. Come faccio a essere serena?” chiese con una sincerità tale da spezzarmi il cuore.

I rimpianti che avevano condiviso con me, scrive Bronnie, mi lasciarono con la determinazione di non arrivare ad averli io stessa alla fine dei miei giorni, di non provare, quando arriva la fine, il dolore di una vita mal vissuta.

E tu? Cosa vorresti aver fatto? Forse c'è ancora il tempo per rimediare!


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